SATYA – una Pratica per ritrovare la tua VERITÀ.
SATYA – deriva dalla radice “sat”, che indica l’essere, il vero, la realtà immutabile.
Questa pratica nasce da una coincidenza spontanea degli eventi concatenati tra di loro, dalla sincronicità delle cose che mi stupisce ogni volta, appena riesco a spostare lo sguardo dalla corrente ordinaria, spesso appesantita. Mi sono ritrovata tante volte a essere trasportata dallo scorrere della vita, a camminare sotto il cielo aperto, al tramonto, tra il sole che scende e la luna che sorge. Esiste quello spazio “disponibile di apertura”, tra un evento e l’altro, tra un respiro e l’altro, tra un pensiero e l’altro, in cui è possibile afferrare una percezione che ci stupisce, che ci meraviglia per la sua semplicità immediata e non controllata e che, in un attimo, condensa tutto quello che siamo in una grande comprensione o illuminazione inequivocabile, che pulsa di unione perfetta tra mente, corpo e ambiente.

Esiste una percezione immediata, senza che essa debba passare sotto il giudizio della mente o impulso della paura, come quella a ruotare il capo verso il sole e la luna e riempire gli occhi di bellezza senza distrazioni. Perché è così difficile stare nella pratica e nel momento presente completamente? Senza deviazioni. Forse perché per fare qualsiasi cosa con dedizione serve che essa sia parte di noi, sempre presente. Perchè le concediamo uno spazio disponibile con il corpo, con l’emozione, con il pensiero – serve che la amiamo – significa riconoscere la nostra relazione integra con essa, la sua bellezza, il suo nutrimento, la sua poesia. Riconoscere questa forma di cura e presenza è un processo di illuminazione, che passa attraverso ogni respiro, ogni battito del cuore o elemento su cui poggiamo lo sguardo – è già “praticare”. Praticare integrità.

La sofferenza nasce quando ci allontaniamo dalla nostra integrità, creando le esperienze frammentate o parziali, dividendo l’emozione dal corpo o il pensiero dal cuore. Allora praticare integrità significa agire con onestà e coerenza tra le proprie azioni e i propri valori, in altre parole, creare una relazione di cura costantemente in noi stessi e con l’esterno e sentire come in questo c’è tutta la magia che gli esseri umani hanno scelto di chiamare “Luce” o “Dio”.

Quindi uscire a meditare, trovare il tempo per allineare il corpo e le sue energie correnti, ricavarci un momento di silenzio e farlo con costanza e dedizione diventa uno strumento per portare la pratica anche nella vita, vissuta appieno: è stare nella magia. Essere integri, allineati nell’istinto e nell’anima – fare ciò che è giusto, anche quando nessuno sta guardando. Per me, questa è la base “dell’inno alla gioia” più dolce e semplice che la cultura indiana antica abbia prodotto: lo YOGA – UNIONE, cercare la luce nella propria torcia.

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